Don Luigi Coradin diventa sacerdote l’8 Luglio del 1962 e appena ordinato a Padova il suo Vescovo gli propone di poter fare servizio fuori diocesi, in un territorio difficile del basso ferrarese nella diocesi di Comacchio.
Don Luigi accetta mettendo in evidenza quel carattere entusiasta ed aperto alle novità che lo ha sempre caratterizzato e che gli ha permesso di svolgere il suo servizio pastorale non solo nelle parrocchie ma a servizio degli ultimi in diverse occasioni .
Il suo desiderio è sempre stato “essere del Signore servendo gli altri in particolare i più poveri”
Inizia il suo ministero in Duomo a Comacchio, ma ben presto svolge varie missioni pastorali in varie carceri italiane:
la prima a Parma nel carcere minorile, poi nelle carceri di Nuoro, Noto, Lecce e nell’Isola di Pianosa.
La sofferenza ed il disagio che incontra confermano in lui il progetto di lavorare per “gli ultimi”.
Nel 1980 il Vescovo Franceschi nomina don Luigi Parroco di Mesola , dopo un’impegno pastorale svolto con passione nella parrocchia di Ariano Ferrarese dove educa alla solidarietà costruendo insieme a molti volontari del paese e non, una casa per una famiglia disagiata .
A Mesola incontra una situazione difficile a vari livelli, la popolazione è più chiusa e diffidente, e per il primo anno non sarà facile per lui inserirsi.
L’entusiasmo è una delle doti particolari che non lo ha mai abbandonato, anche quando le speranze erano poche .
Parte dedicandosi ai giovani, sostenendo e rinforzando con la sua stima e la sua collaborazione il gruppo scout e si impegna anche a trovare ambienti adatti a questa importante attività educativa. Il suo impegno è stato di grande condivisone con i ragazzi partecipando ai campi e alle route con la zaino in spalla e dormendo in tenda come loro. Ha Ricoperto anche l’incarico di assistente scout della zona di Ferrara per diversi anni.
Provvede alla costruzione di un ambiente per il Circolo ACLI per offrire un luogo di ritrovo adeguato e sicuro ai giovani e agli anziani .
Le esperienze vissute con i più poveri gli impongono di pensare non solo alla parrocchia ma anche a realtà di dolore ed emarginazione come quelle della tossicodipendenza che aveva trovato terreno fertile nella zona e inizia a progettare dal 1984 l’utilizzo degli edifici della ex scuola materna di S:Giustina per realizzare un centro di accoglienza. In un’assemblea di protesta don Luigi ha ricevuto critiche, calunnie e minacce, perchè la popolazione temeva che la nuova struttura avrebbe portato nell’ambiente più pericoli e problemi.
Il suo desiderio di dare risposte concrete alla piaga della droga lo ha portato però a perseverare e
il 2 Ottobre 1993 apre il primo centro di accoglienza a S. Giustina completo delle tre fasi per il recupero dei tossicodipendenti:
l’accoglienza , la comunità e il reinserimento.
Ora molti si sono ricreduti e molti sono orgogliosi di questa realtà.
In seguito ristruttura una vecchia fattoria con podere, impegnandosi personalmente
a livello economico, per realizzare attività zootecniche e florovivaistiche per permettere ai giovani ospiti di compiere un completo percorso di recupero anche attraverso esperienze lavorative a contatto con la natura e riscoprendo le tradizioni locali.
Realizza per questo la cooperativa il Timoniere che si occupa :
• della produzione, coltivazione e vendita di fiori e ortaggi.
Fino ad ora sono passate circa 800 persone all’interno della Comunità, seguita da personale qualificato ed esperto nonché da volontari e attualmente sono presenti 30 ospiti che stanno compiendo il percorso di recupero.
Per tutti questi motivi alcuni anni fa ha ricevuto il premio Wanda Ferrari e Fantini Luigi a Comacchio che gli ha riconosciuto il suo impegno per la solidarietà.
Anche l’aspetto educativo –culturale gli è sempre stato molto a cuore e in questi anni è stato promotore di incontri, convegni e tavole rotonde riguardanti problematiche sociali, coinvolgendo esperti e operatori nei vari settori, per favorire conoscenze ed approfondimenti alla portata di tutti di cui una delle ultime ha affrontato il problema delle carceri nel nostro territorio, facendo incontrare volontari, giudici, operatori sanitari, comunità di recupero, politici, forze dell’ordine, finalmente tutti insieme per favorire una maggiore collaborazione e sintonia di interventi.
E’stato punto di riferimento, sostenitore ed animatore del gruppo dei “genitori in cammino”, per tutti coloro che hanno perduto un figlio.
Non dimenticando mai l’impegno ordinario nelle parrocchie, di Massenzatica e di Mesola dove realizza l’Oratorio don Bosco insieme ad un gruppo di giovani genitori e operatori che lo gestirono per permettere ai bambini e ai ragazzi di ritrovarsi in un ambiente ricreativo ed educativo.
Ha realizzato il restauro del tetto e della facciata della Chiesa, la ristrutturazione della canonica e dell’edificio delle opere parrocchiali sapendo coniugare risorse umane ed economiche a questo ulteriore oneroso impegno.
I pellegrinaggi a Medjugorie sono diventati per don Luigi fonte da cui dissetarsi e nutrirsi per meglio realizzare il suo compito pastorale ordinario, nelle celebrazioni, nella preghiera, nell’incontro con la gente e nella testimonianza della sua Fede che si e espressa quotidianamente negli incontri di preghiera e di meditazione, in parrocchia e in comunità terapeutica.
Circa 5 anni fa inizia per lui l’impegno più difficile rispetto a tutti quelli che aveva fino ad allora affrontato, una subdola malattia lo ha piano piano reso inabile al suo servizio pastorale togliendogli la possibilità di esprimersi con le parole.
Per chi lo ha conosciuto sa quanto amava parlare, comunicare, relazionarsi e invece l’ultima tappa della sua vita è stata purtroppo “silenziosa” e faceva trapelare una sofferenza indicibile, per questo l’unico modo di incontrarlo era pregare in silenzio con lui nell’adorazione eucaristica.
La sua Comunità Terapeutica è stata fino all’ultimo la sua famiglia e lo ha assistito con impegno e dedizione che è stata per tutti una testimonianza .
Pensiamo che la popolazione del comune di Mesola che per 56 anni lo ha avuto come servitore ( 18 anni ad Ariano e 38 a Mesola) possa riconoscere la grazia di avere avuto una persona completamente dedita a tutte le persone in particolare agli ultimi, capace di condividere l’esperienza giovanile, testimone di vita di preghiera e infaticabile ed entusiasta costruttore del regno dei cieli in una porzione di terra a cui è stato fedele fino in fondo, vivendone le gioie ma anche le grandi fatiche e sofferenze inevitabili.
I parrocchiani e tutti i collaboratori che ha accompagnato nella loro vita , catechisti, capi scout, il coro parrocchiale, i genitori e operatori dell’oratorio, i volontari dell’associazione “Il Castello”, gli operatori e volontari della comunità terapeutica e della cooperativa il “Timoniere”, i genitori in cammino, la compagnia della madonna e tutti i fedeli insieme al Parroco don Mauro Ansaloni e ai sacerdoti e diaconi della nuova unità pastorale suoi collaboratori ringraziano il Signore per il dono del suo ministero e per la testimonianza della sua fede che ha arricchito i singoli e la comunità e che vogliono condividere con l’intera diocesi.
Grazie Don Luigi
Dario Seghi